Difficoltà Tecnica
?  
  Difficoltà Fisica
Pendenza max:
 
  Dislivello
Lunghezza
 
  Coef. Totale
72%
 
 

Preparazione fisica: 86.49 %

 
Area: Val Visdende Prov: BL-UD  AR  Difficile
  Tratti Esposti: SI
 Lunghezza: 18.7 Km  Temp. Calcolato: 7:30 h
 Dislivello: 1247 m  Vel. Calcolata: 2.5 Km/h
 Salita: 1361 m  Alt. massima: 2570 m
 Discesa: 1361 m  Alt. minima: 1323 m

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Monte Pietra Bianca dalla val Visdende (Torkarspitz) – 16-08-2023

Abbiamo raggiunto la val Visdende da Sappada, ma, per chi viene dal Cadore, lo può fare passando per San Pietro di Cadore, l’abbiamo percorsa seguendo le indicazioni per il ristorante da Plenta, appena superato, abbiamo parcheggiato nei comodi spiazzi lì presenti (1323 metri – coordinate GPS 46.623888, 12.658933). La nostra escursione di oggi inizia seguendo la strada sterrata che gira subito a destra, superando il rio Lavazei, tramite ponte, per poi girare subito a sinistra e salire tramite i numerosi tornanti, numerazione CAI 170.

Arrivati a quota 1750, nei pressi di malga Chivion, giriamo a destra e seguiamo quello che doveva essere il sentiero CAI 172, ora è una strada scavata dall’acqua delle forti piogge che ci sono state, non molto piacevole percorrere e senza segnavia alcuno, all’inizio. Al secondo bivio ci teniamo a destra. Dopo poco la situazione migliora e la strada diventa sentiero, anche se pieno di escrementi di ovini, lì presenti.

Superato anche questo tratto, l’erba prende il sopravvento. Qui dobbiamo fare attenzione, il sentiero ha solo dei rari, vecchi segnavia sbiaditi e qualche paletto ogni tanto, perdere la traccia non è difficile. Intanto iniziamo a vedere la meta davanti a noi, mentre la vista del Peralba ci accompagna, essendo sempre in primo piano, alla nostra destra. La salita comunque è ancora lunga, proseguiamo su prato con tratti di erba alta, raggiungendo così il col della Varda, colle prativo a 2496 metri. Per la nostra meta non manca tanto ormai.

Giriamo a sinistra e facciamo attenzione dato che ad un certo punto il sentiero si sdoppia, noi dobbiamo seguire quello più in alto che punta alle rocce, mentre, quello più in basso, traversa sotto la cima. Si arriva cosi alle rocce sommitali. Adesso bisogna fare la parte più difficile, gli ultimi metri sono su roccia friabile, con tratti abbastanza esposti e ripidi e tanto ghiaino, pietre che si muovono e che possono farci scivolare facilmente, ma per fortuna sono pochi metri.

Per trovare i passaggi migliori bisogna seguire gli ometti, dove ci sono, e/o i radi segnavia sbiaditi. Un po' d’occhio e di esperienza non guastano, e in breve siamo in cima a 2573 metri. Essendo abbastanza isolata, coperta solo dal vicino Peralba, la vista spazia su tutte le cime intorno, a 360 gradi, panorama grandioso. Il filo di cresta è abbastanza stretto, solo uno spiazzo, poco sotto alla croce di vetta, ci permette la sosta.

Per il rientro si percorre lo stesso itinerario dell’andata, facendo molta attenzione al primo tratto che scende dalla cima. Bisogna per forza usare le mani cercando sempre un buon appiglio che consenta una buona presa in caso di scivolata. Per il resto, non ci sono problemi. La cima vale da sola questa camminata, purtroppo il lungo percorso su strada, poi su strada distrutta dalle forti piogge, l’erba alta, gli scarsi segnavia, eccetera, non sono il massimo.

Per fortuna il panorama che ci ha sempre accompagnato ha quasi annullato queste problematiche. Comunque merita attenzione il tratto sulle rocce. Esclusivamente per escursionisti esperti. Sentieri CAI 170, 172 e tracce – carta Tabacco 01

 

 

 


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Fotografie e Itinerario di Silvano Bertolini


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