Da parecchio tempo ero incuriosito dal Monte Diverdalce che con i suoi 1215 metri si staglia sopra Cazzaso.
La curiosità deriva anche dal fatto che non sono presenti molte relazioni di salita sul monte né avevo trovato indicazioni di sentieri CAI per la sua scalata. La carta Tabacco 013 non era d’aiuto in quanto non evidenziava una possibile via di salita. Quindi sabato 27/4 decido di andare a vedere di persona.
Da Zuglio proseguo per Sezza e poi salgo a Sella Marcilie. La strada ora scende e diventa molto stretta e priva di barriere. Dopo dieci minuti arrivo a Cazzaso Nuova e parcheggio nell’unico spiazzo largo che funge da stazione di sosta della corriera. Qui sulla destra c’è un sentiero che sale al Rifugio Fornas ma lo evito e scendo sull’asfalto fino al primo tornate a gomito ove sulla destra si apre un largo sterrato con tanto di segnavia locale bianco-verde che indica la direzione per Curiedi (0, 20 minuti).
Seguo questo largo sentiero che dopo poco è anche cementato, attraversa un ruscello e sale velocemente verso un livello superiore. Dopo venti minuti arrivo a lato di una casa ove il tracciato sfocia presso un largo sterrato che prosegue in piano verso l’ampio pianoro di Curiedi.
Dopo cinque minuti di stradina sterrata noto sulla destra evidenti bolli rossi in progressione nel bosco. Non è presente alcuna indicazione o segnavia e tantomeno scorgo il punto sommitale del bosco. Decido intuitivamente di seguire questo tracciato che inizialmente attraversa la vegetazione verso sinistra ma ma poi inizia a salire in modo ripido.
I bolli rossi sono numerosi e ben visibili. Il tracciato apparentemente banale sale a zia zag ma presto si rivela insidioso in quanto si snoda su fondo fangoso e scivoloso senza appigli intermedi. Pur essendo privo di pericolosità/rischio il percorso diventa faticoso in quanto richiede attenzione e la ripidità aumenta salendo di quota.
Solo dopo circa 30 minuti di ripida e scivolosa salita si perviene ad un prato superiore che si sviluppa su un fondo pianeggiante più erboso che alberato. Qui un capriolo si ferma dietro la vegetazione e mi osserva per alcuni minuti prima di scomparire. Terminata la radura il sentiero si fa di nuovo ripido con un ulteriore faticoso strappo, sempre su tornanti erbosi si intravede infine l’ampia calotta sommitale che si raggiunge in circa venti minuti (paletti rossi sul tratto finale).
La cima è un amplissimo pianoro erboso molto solare e con pochi alberi e quindi la visuale verso i monti circostanti ed i paesini della vallata sottostante è ottima per non dire stupenda. L’unico neo di questa fantastica calotta panoramica ed affascinante è la presenza di un’antenna con relativi manufatti di servizio recintati e chiusi.
Peccato! Il libro firme non c’è e nemmeno targhette, croci o cartelli. In compenso noto che il tracciato con bolli rossi prosegue anche sulla cima e la attraversa tutta per poi scendere verso sud-est. Meglio così posso evitare la discesa sul fogliame scivoloso e ripido.
Proseguo quindi lungo la cresta e scendo agevolmente su sentiero migliore di quello fatto in salita fino ad un bivio ove a sinistra un cartello invita al Rifugio Fornas ed a destra verso Sella Duron. Decido per sella Duron che raggiungo dopo altri 30 minuti (attenzione seguire sempre bolli rossi).
Il sentiero infine scende e mi deposita sulla strada asfaltata ove un cartello indica verso destra la direzione al Rifugio Fornas. Il tempo sta cambiando e minaccia pioggia quindi decido di andare a sinistra sull’asfalto che aggira la base del Monte e tenendomi sempre a sinistra anche al successivo bivio, giungo infine alla località Curiedi.
Qui proseguo verso sinistra in direzione di Fusea fino all’incrocio con il segnavia che verso sinistra riporta a Cazzaso Nuova ove arrivo dopo ulteriori 45 minuti dalla discesa dal Diverdalce. Concludo quindi l’anello.
A mio parere il Diverdalce è molto più interessante degli altri monti circostanti, in quanto molto più selvaggio e scarsamente frequentato.
Mentre percorrevo l’asfaltata nel primo tratto dopo la discesa dal monte ho notato un cartello rosso (a sinistra) che indicava un’latra via di salita alla cima, diversa da quella che avevo fatto. Carta Tabacco 013.